Contents

Traits of a wise man

Contents

In the book Meditations: Marcus Aurelius there are several phrases that inspired me.

These phrases define the traits of a wise man or at least what I consider a wise man.

These traits should be used as a reference to live our lives.

These traits are:

  • Be able to forgive
  • Be able to change idea when you are wrong
  • Collaborate and relate to others. We are not born to oppose each others.
  • Do not waste time to judge others. Focusing on what our self do.
  • Be able to accept what happens and live by your values. This do not mean to do not take action to change things. But accept what it is already happened.
  • Always respect others with our actions and speaking.
  • Be simple, kind, serious, fair, affectionate, ambitious to learn new things, energetic to do fulfil our duties.
  • Do not be afraid of change.
  • Do not complain. If you can, correct what’s wrong, if you can’t, accept without complaining and adapt yourself.

I report here below, in Italian, some phrases that particularly inspired me:

Sii simile a un promontorio contro il quale incessantemente si infrangono le onde: sta lì immobile e intorno gli si infrange il ribollire dell’acqua. «Me infelice, poiché mi è successo questo!» Anzi, felice, poiché, pur essendomi successo questo, tiro dritto senza affanni, non stroncato dal presente, né pauroso dell’avvenire. Questa sventura, infatti, sarebbe potuta succedere a chiunque, ma non chiunque, davanti a essa, avrebbe tirato dritto senza affanni.

Se qualcuno può convincermi e provarmi che le mie idee o le mie azioni non sono corrette, sarò lieto di cambiare opinione, ché cerco la verità, dalla quale mai nessuno ha subìto un danno, mentre lo subisce chi persevera nel proprio inganno e nella propria ignoranza.

Quando qualcuno ti fa un torto, pensa subito per quale concezione del bene o del male egli l’abbia commesso. Quando infatti avrai visto ciò, ne avrai pietà e non ti meraviglierai, né ti adirerai. Infatti, o anche tu hai la sua stessa concezione del bene o un’altra simile, e allora bisogna che lo perdoni; oppure, se non hai la sua stessa concezione del bene e del male, più facilmente sarai indulgente con chi travisa le cose.

Bisogna costruire la vita con una serie di azioni, e, se ciascuna raggiunge, quanto più può, il suo fine, esserne contenti; e che raggiunga il suo fine, nessuno può impedirtelo. «Ma vi si opporrà qualche ostacolo esterno.» Nessuno all’agire con giustizia, con temperanza, con raziocinio. «Ma qualche altra attività forse sarà impedita.» Ma, allora, previi l’accettazione di buon grado di questo impedimento e il prudente passaggio a ciò che è dato fare, si sostituirà subito un’altra azione che ben si adatterà a questa costruzione, di cui si parla.

Se soffri per qualche evento esterno, non quello ti rende inquieto, ma il tuo giudizio su di esso, e questo dipende da te estirparlo subito. Se invece soffri per qualcosa che è nel tuo modo di essere, chi ti impedisce di correggere la tua convinzione? Allo stesso modo, poi, se soffri perché non stai facendo una cosa che ti pare essere sensata, perché non la fai piuttosto che soffrirne?

Gli uomini sono nati gli uni per gli altri: dunque, o istruiscili o sopportali.

Quando ti urti per l’impudenza di qualcuno, chiedi subito a te stesso: «Potrebbero gli impudenti non esistere al mondo?». No, non è possibile. Non chiedere allora l’impossibile, ché anche costui è uno di quegli impudenti che è inevitabile che esistano al mondo. Sii pronto a fare la stessa riflessione anche sul furfante, sull’infedele, e su ogni persona che commetta qualsiasi colpa, ché, ricordandoti che è impossibile che non esista questo genere di persone, sarai più benevolo con ciascuna di esse. È utile anche pensare subito quale virtù abbia dato all’uomo la natura contro questo vizio. Ha dato, ad esempio, come antidoto contro l’ingratitudine la mitezza, contro un altro vizio una certa altra qualità: insomma, ti è possibile far cambiare idea al traviato, ché ogni uomo che commette una colpa manca il proprio obiettivo ed erra traviato. Quale danno, del resto, hai subìto? Troverai che nessuno di coloro con cui ti adiri ha commesso un’azione tale a causa della quale il tuo intelletto sarebbe dovuto diventare peggiore: solo in esso ha sede ogni tuo male e ogni tuo danno. Che cosa c’è di male o di strano, se l’ignorante si comporta da ignorante? Bada piuttosto che tu non abbia a incolpare te stesso perché non ti eri aspettato che costui avrebbe commesso questa colpa. La ragione infatti ti aveva fornito tutti i mezzi necessari per capire che era probabile che costui avrebbe commesso questa colpa, eppure te ne sei dimenticato e ti meravigli che l’abbia commessa. Ma soprattutto accusa te stesso quando biasimi un infedele o un ingrato, ché evidentemente tua è la colpa, sia che tu abbia creduto che un uomo con un carattere del genere avrebbe mantenuto la parola data, sia che tu, facendo un favore, non l’abbia fatto disinteressatamente né in modo tale da aver ricavato subito, e dal solo farlo, ogni frutto. Che cosa vuoi di più, caro amico, una volta che hai fatto del bene? Non ti basta aver compiuto un’azione secondo la tua natura, ma ne chiedi anche un compenso? È come se gli occhi pretendessero una ricompensa perché vedono o i piedi perché camminano. Ma, come questi sono stati fatti per svolgere una funzione specifica, svolgendo la quale in accordo con la propria costituzione assolvono il proprio compito, così anche l’uomo, benefattore per natura, quando fa del bene o ha solo contribuito al bene nelle cose indifferenti, ha fatto ciò per cui è stato costituito, e ha così tutto ciò che gli è dovuto.

…nemmeno del fatto che sbagliano sei certo, ché molte azioni apparentemente scorrette si compiono a fin di bene, e comunque bisogna conoscere molte cose prima di esprimere un giudizio reciso sulle altrui azioni.

…non le loro azioni ci infastidiscono, ché quelle dipendono dai loro princìpi direttivi, ma il giudizio che noi ne diamo. Elimina dunque, desidera di scacciare il giudizio su ciò che ti pare così terribile e l’ira sarà svanita. Come eliminarlo? Riflettendo che la colpa altrui non costituisce per te motivo di vergogna,…

…la benevolenza è invincibile, quando sia schietta e senza affettazione o ipocrisia. Che male potrà mai arrecarti l’uomo più tracotante, se tu continui a essere benevolo con lui e, dandosene il caso, lo ammonisci con mitezza e cerchi di farlo ricredere con calma proprio nel momento in cui cerca di offenderti? «No, figlio mio, siamo nati per ben altro; non io ne ricevo un danno, ma tu, figlio mio.» E mostragli con tatto e da un punto di vista generale che la cosa sta così, che neppure le api si comportano in questo modo, né quanti animali vivono insieme. Ma non devi farlo né con ironia né con aria di rimprovero, ma con affetto, senza rancore nell’animo e non montando in cattedra, né per farti ammirare dagli altri, ma, anche in presenza di altri, come se foste soli.

A scrivere e a leggere non sarai maestro, se prima non sarai stato discepolo. E tanto più a vivere.

Related Questions:

Related Topics:

References

Comments